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VILLA AURELI
 

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La famiglia

 

VIlla Aureli ha aperto le sue porte ai visitatori nel 1985 grazie a Leonardo di Serego Alighieri. In questa pagina sono raccontate la sua vita e le vite di alcuni altri esponenti della sua famiglia.

 

 

Dante Alighieri (Firenze 1265 - Ravenna 1321)

 

Dante è il più famoso poeta italiano e la sua opera principale, la Commedia o Divina Commedia, è conosciuta e studiata in tutto il mondo ed è ritenuta uno dei capolavori della letteratura, e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano in lingua Italiana. A Firenze si dedicò anche alla politica, facendo parte del Consiglio dei Cento e arrivando alla carica di Priore, la più alta nel governo del comune.

Nel 1302, a seguito della sconfitta della sua parte politica (i guelfi bianchi) fu esiliato e non rivide più Firenze. Trascorse molti anni dell’esilio a Verona presso gli Scaligeri.

Nel 1352 il figlio di Dante, Pietro, acquistò dei terreni a Gargagnago in Valpolicella, vicino a Verona, che sono ancora proprietà della famiglia Serego Alighieri. Infatti nel ‘500 era rimasta solo una erede di Dante, Ginevra Alighieri che, sposando Marcantonio Serego, unì i cognomi in Serego Alighieri.

 

 

Sebastiano Venier (Venezia 1496-1578)

 

Nato a Venezia da Mosè ed Elena Donà, operò come avvocato fin da giovanissimo. In seguito divenne un amministratore della Repubblica di Venezia e governatore di Candia (come allora era chiamata Creta). Nel 1570 fu nominato “Capitano General da mar” della flotta di Venezia impegnata nella guerra contro i Turchi ottomani. Sebastiano Venier sposò Cecilia Contarini che gli diede una figlia, Elena, e due figli. Era anche zio di Cecilia Venier-Baffo, nota come Nurbanu Sultan dopo la conversione all’Islam. Cecila divenne la moglie del sultano Selim II e la madre di Murad III, dal quale discendono tutti i sultani successivi.

Il 7 ottobre 1571 Sebastiano Venier fu uno dei protagonisti della battaglia navale di Lepanto fra le forze della Lega Santa infliggere e la flotta ottomana. Dopo la pace Sebastiano Venier tornò a Venezia con l’aura del vincitore e nel 1577 fu eletto Doge all’unanimità; rimase in carica fino alla sua morte, avvenuta nell’anno successivo. Nel diciannovesimo secolo, una sua discendente sposò il nonno di Leonardo di Serego Alighieri.

 

 

Pietro Savorgnan di Brazzà, noto anche come Pierre Savorgnan de Brazza (Roma 1852- Dakar 1905)

 

Brazzà fu l’esploratore che aprì un accesso dalla costa atlantica al bacino del fiume Congo, e così permise la fondazione delle colonie francesi in Africa Centrale. Grazie al suo approccio rispettoso e pacifico verso gli Africani, è passato alla storia come uno dei personaggi più singolari dell'età coloniale. Figlio di Ascanio e di Giacinta Simonetti, fin dall’infanzia Pietro sognava di viaggiare e soprattutto di esplorare l'Africa. Per questo si arruolò nella marina francese e ottenne la cittadinanza d’oltralpe.

In seguito a due spedizioni condotte fra il 1874 e il 1880 - la prima delle quali finanziata dalla sua famiglia - riuscì a raggiungere il fiume Congo partendo dagli avamposti francesi sulla costa atlantica. Grazie ad accordi con diversi capi del Basso Congo, interessati a intessere nuove relazioni commerciali, Brazzà assicurò alla Francia il possesso di un vasto territorio negli attuali Repubblica del Congo, Gabon e Repubblica Centrafricana, riunite sotto il nome di Africa Equatoriale Francese. Fra questi capi figurava il Makoko dei Bateke, che firmò un trattato con Brazzà e dispose la creazione di un insediamento Francese a Mfoa, in seguito ribattezzata Brazzaville (l’attuale capitale della Repubblica del Congo). Le sue attività di esplorazione e conquista furono contemporanee con quelle di Stanley, che lavorava per Leopoldo II del Belgio e fondò per lui lo Stato Libero del Congo sulla riva opposta del fiume.

Nel 1886 Brazzà fu nominato governatore generale dell’Africa Equatoriale Francese. Il suo rispetto per le popolazioni locali e la sua opposizione ai violenti metodi di sfruttamento adottati dalle compagnie coloniali, che di fatto governavano sui domini di Leopoldo II nello Stato Libero del Congo, gli procurarono molti nemici. Nel 1898, dopo una violenta campagna diffamatoria sulla stampa francese e belga, Brazzà fu destituito. Si trasferì ad Algeri, da dove cercò di lanciare un grido di allarme contro la nuova politica delle autorità francesi, che dopo la sua destituzione avevano suddiviso il territorio da lui esplorato in concessioni affidate a compagnie coloniali assetate di profitti, seguendo il modello dello Stato Libero del Congo.

Nel 1905 le condizioni della colonia erano deteriorate al punto che notizie di abusi, stragi e violenze giunsero fino a Parigi e i giornali francesi e stranieri gridarono allo scandalo. Pietro Brazzà fu richiamato in servizio e fu incaricato di compiere un'inchiesta sul campo. Durante il suo ultimo viaggio in Congo, fu testimone degli abusi perpetrati dagli agenti delle compagnie e dai funzionari che gli erano succeduti, e denunciò i terribili effetti del sistema di concessioni istituito dopo la sua partenza. Durante il viaggio di ritorno in Francia, Brazzà morì a Dakar, a soli 53 anni, il 14 settembre 1905. Sebbene la diagnosi ufficiale parlasse di dissenteria, sua moglie Thérèse de Chambrun, che lo accompagnava, sostenne per tutta la vita che suo marito fu avvelenato. Il parlamento francese votò che la relazione di Brazzà fosse tenuta segreta. Thérèse rifiutò l'onore della sepoltura nel Pantheon di Parigi offerto a Brazzà dalle autorità francesi, e sulla sua tomba ad Algeri fece scrivere "sa mémoire est pure de sang humain" (“La sua memoria è pura di sangue umano”).

Pietro Savorgnan di Brazzà non ha discendenti diretti. Sua sorella maggiore Maddalena sposò Cesare Meniconi Bracceschi e si trasferì a Villa Aureli con lui. Da quanto emerge dalle sue lettere, Pietro era molto affezionato a sua sorella Maddalena. A Villa Aureli sono conservati alcuni oggetti ed armi che aveva ricevuto in dono da dignitari africani durante le sue spedizioni, ed anche una fotografia originale scattata da Nadar e dedicata a Maddalena. La figlia di Maddalena e Cesare, Anna, è la nonna di Sperello di Serego Alighieri, l’attuale proprietario di Villa Aureli.

 

 

Leonardo di Serego Alighieri (Verona 1917 - Perugia 2002)

 

Figlio di Pieralvise e Anna Meniconi Bracceschi, Leonardo crebbe nella casa di Gargagnago, vicino Verona, che fu costruita da Pietro, il figlio di Dante Alighieri (vedi sopra). La sua famiglia si recava occasionalmente in villeggiatura a Villa Aureli, dove Leonardo aveva modo di mettere in pratica i suoi studi di agronomia.

Alla fine della seconda Guerra mondiale, Leonardo sposò Laura Guarienti di Brenzone e si trasferì con lei a Villa Aureli. Oltre a gestire l’attività agricola, nell’arco di quasi cinquant’anni Leonardo restaurò poco a poco la villa, i mobili e le opere d’arte in essa contenuti. Il suo amore e il suo impegno attento e costante hanno riportato Villa Aureli allo splendore del settecento. Tuttavia, la villa non è stata imbellettata con “trucco pesante”: I segni lasciati dal trascorrere dei secoli non sono stati totalmente cancellati e i restauri hanno rispettato lo spirito originale del luogo.

Leonardo riuscì anche a proteggere Villa Aureli e i suoi dintorni dagli effetti devastanti della cementificazione e dell’espansione urbanistica selvaggia e talvolta abusiva. Grazie ai suoi sforzi, la villa e il paesaggio che la circonda sono vincolati dal ministero dei Beni Culturali. Le sue campagne contro le lobbies delle costruzioni, che in Umbria sono molto influenti, sono oggi portate avanti dai suoi discendenti attraverso iniziative culturali e forme di associazionismo (ad esempiol’Associazione Contado di Porta Eburnea).

Leonardo era anche appassionato di ricerche d’archivio e dedicò molti anni all’approfondimento della storia dell’Umbria e alle vite dei suoi antenati. Nella biblioteca di Villa Aureli è conservata una nutrita collezione di libri, cimeli e memorie di famiglia. Verso la metà degli anni ’80, Leonardo cominciò ad affittare due appartamenti, al primo e al secondo piano di Villa Aureli. Gli introiti prodotti da questa attività hanno significativamente contribuito (e contribuiscono tutt’ora) alla conservazione e al restauro della villa.